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Lot # 79 - MEDAGLIE ESTERE – IMPERO FRANCESE – NAPOLEONE III IMPERATORE (1852-1870) – MESSICO – VARIANTE MOLTO RARA (RR). Medaglia emessa per la Campagna di guerra francese in Messico. Al dritto NAPOLEON III - EMPEREUR. Testa laureata a sinistra, firmato BARRE. Al rovescio EXPEDITION DU MEXIQUE - 1862-1863 ; AU CENTRE EN CINQ LIGNES : CUMBRES / CERRO-BORREGO / SAN-LORENZO / PUEBLA / MEXICO (SPEDIZIONE IN MESSICO - 1862-1863 ; AL CENTRO IN CINQUE LINEE: CUMBRES / CERRO-BORREGO / SAN-LORENZO / PUEBLA / MESSICO) Legenda circolare e in 5 righe orizzontali, circondata da una corona di alloro. Punzone quadrato nella corona ad ore 6 simboleggiante una testa d’aquila. Opus: A. Barrè. Realizzata in argento (AG) (ø 30mm, 16g.). Il nastro è originale ma non è quello previsto per questo tipo di decorazione. Riferimenti  Bramsen 2058. Conservazione MB/BB. Sono note numerose varianti della medaglia. Questo esemplare è una specie di enigma in quanto reca un punzone dalla testa d'aquila che era usato in Francia per l'oro ma, poiché pesa 15,6 grammi compreso il nastro, leggermente più leggero della solita medaglia d'argento, è più probabile che sia argento. Un esemplare insolito. La medaglia commemorativa della campagna messicana del 1862 fu istituita con decreto del 29 agosto 1863. Questa decorazione fu concessa a tutti coloro che parteciparono all'operazione intrapresa da Napoleone III in Messico, promossa dalla Francia per installare un sovrano straniero sul neonato trono dell'Impero Messicano impedendo difatti agli Stati Uniti di acquisirne il territorio. L'intento ebbe successo e Massimiliano d'Asburgo, fratello di Francesco Giuseppe d'Austria, venne posto come imperatore sul trono del Messico, anche se il suo governo fu di breve durata perché represso dai rivoluzionari repubblicani. Massimiliano fu insediato come imperatore nel 1864 ma la fine della guerra civile americana e una crescente minaccia tedesca in Europa spostarono l'equilibrio verso i repubblicani messicani e il 22 gennaio 1866 Napoleone III annunciò il ritiro delle forze francesi. Massimiliano fu fatto prigioniero il 15 maggio 1867 e giustiziato un mese dopo. Città del Messico si arrese ai repubblicani il 19 giugno 1867. I francesi avevano perso 7.000 morti, di cui 5.000 per malattia . Questa medaglia è stata assegnata con un diploma ai 38.000 uomini del corpo di spedizione e alla marina. Proclamato imperatore con il nome di Napoleone III, Luigi Napoleone fece il suo ingresso solenne a Parigi il 2 dicembre 1852.. Sposò Eugénie Marie de Montijo, un'aristocratica spagnola, nel gennaio 1853. Il suo regno può essere suddiviso in tre periodi: l'impero autoritario fino al 1860; l'Impero liberale dal 1860 al 1870 poi l'Impero parlamentare nel 1870. Durante l'impero autoritario, Napoleone III esercitava il suo potere senza condivisione, controllava la stampa mentre i giornali praticavano l'autocensura per evitare la loro soppressione.. I prefetti esercitano poteri illimitati nei dipartimenti, i sindaci, i funzionari sono nominati dal governo. Come sotto il Primo Impero, l'Istruzione e l'Università sono monitorate. Mantenendo i principi fondamentali della rivoluzione,la sovranità del popolo viene mantenuta grazie alla consultazione tramite plebiscito. Sul piano economico il boom è importante, si sviluppa l'industrializzazione così come gli istituti di credito ei grandi magazzini. Il prestigio militare è accresciuto dalla guerra di Crimea che consente alla Francia di svolgere un ruolo internazionale. L'attacco dell'Orsini (gennaio 1858) non impedisce alla Francia di intervenire in Italia per far trionfare il principio delle nazionalità e consente l'annessione di Nizza e Savoia con il trattato di Torino (marzo 1860). Dal 1860 l'Impero si mosse verso maggiori libertà: trattato di libero scambio con l'Inghilterra, comparsa di una debole opposizione nel Corpo Legislativo, concessione del diritto di sciopero (1864), liberalizzazione della stampa (1868).A livello internazionale la Francia acquisisce la Nuova Caledonia, la Cocincina e incoraggia lo scavo del Canale di Suez di Ferdinand de Lesseps. In Messico, invece, il sostegno a Massimiliano e all'Austria fu un fallimento. Le elezioni del 1869 furono molto negative per il regime e l'opposizione ottenne il 45% dei voti. Il regime si è poi evoluto verso un impero parlamentare chiamando al potere Émile Ollivier, leader del partito orléanista e liberale. Dopo Sadowa nel 1866 quando la Prussia schiacciò l'Austria, la vicenda del trono di Spagna e l'invio da Ems portarono alla guerra che fu dichiarata il 19 luglio 1870. Accumulando battute d'arresto, l'esercito francese fu circondato a Metz poi Napoleone III, malato, capitolò a Sedan il 2 settembre. Appena seppe la notizia,fu annunciata da Gambetta la decadenza dell'Impero, poi il 4 settembre fu proclamata la Repubblica.. Napoleone III fu poi portato prigioniero in Assia e poi partì per il Kent dove morì nel 1873..
Lot # 85 - MEDAGLIE ESTERE – REGNO UNITO - CHARLES STRATTON – GENERALE TOM THUMB – CIRCO BARNUM – VIAGGIO IN EUROPA (1862). Medaglia, non portativa, emessa a ricordo del viaggio di Charles Stratton in Europa. Al dritto C.S. in frac, panciotto, pantaloni, camicia e cravatta, in piedi su un tavolo accanto a dei libri, appoggia la mano sinistra su un libro davanti a lui ci sono una bottiglia, un bicchiere, un portauovo e un cucchiaio; alla sua sinistra, una penna d'oca e un timbro a sigillo, e dietro di lui un leggio in alto scritta CHARLES STRATTON KNOWN GEN. L. TOM THUMB in esergo"Allen & Moore F: Birm. 1844 in caratteri minuscoli abbreviati. Al rovescio carrozza con due pariglie di cavalli andante verso s. sopra scritta General Tom Thumb's Equipage, the Equipment Cost Upwards of 400 Guineas. (Equipaggio del generale Tom Thumb, l'equipaggiamento costa più di 400 ghinee). In esergo scritta WHOLE HEIGHT 40, IN BODY 20 IN BY 11 IN / PONIES 28 IN, CREST, RISING SUN, / ARMS, BRITANNIA AND LIBERTY. / SUPPORTERS, LION & EAGLE. / MOTTO; "GO AHEAD" / PUB. BY P.T. BARNUM. (ALTEZZA INTERA 40, IN CORPO 20 POLLICI PER 11 POLLICI / PONY 28 POLLICI, CRESTA, SOLE LEVANTE, / BRACCIA, BRITANNIA E LIBERTA'. / SOSTENITORI, LEONE E AQUILA. / MOTTO; "GO AHEAD" / PUBBLICAZIONE DI PT BARNUM.). ll Generale Tom Thumb nacque Charles Sherwood Stratton a Bridgeport, Connecticut il 4 gennaio 1838, deceduto nel luglio del 1883. Sotto la promozione di PT Barnum alla fine divenne molto popolare e di grande successo. Stratton, che sapeva cantare, ballare e imitare personaggi famosi, aveva più talenti che solo le sue piccole dimensioni. Si è esibito per la regina Vittoria e il re Luigi Filippo di Francia, dove è diventato una sensazione internazionale. Successivamente si è esibito per Abraham Lincoln. Nel 1863 Barnum organizzò un matrimonio elaborato per Stratton quando sposò un'altra "piccola persona", Lavinia Warren. Quell'evento ha effettivamente spinto la guerra civile fuori dalle prime pagine dei giornali della nazione per un certo periodo. Barnum ha fatto fortuna con la sua promozione Tom Thumb, ma anche Charles Stratton ha fatto molti soldi. Diecimila persone parteciparono al suo ricevimento di nozze nel 1863 e ventimila parteciparono al suo funerale nel 1883. Questa medaglia a volte viene indicata come token commerciale - immagino che più specificamente sia simile a una pubblicità o a una carta del negozio in quanto Tom Thumb era una promozione di PT Barnum.  Riferimenti "Privately Struck Medals" della John Ford Collection n. 9, 10 maggio 2005. Opus Joseph Moore. Realizzata in Metallo bianco (MB) (ø 38mm, 16.7g). Conservazione BB/SPL.
Lot # 95 - MEDAGLIE ITALIANE – REGNO D’ITALIA – VITTORIO EMANUELE III (1900-1945) – FELICE CAVALLOTTI – RARA. Medaglia, portativa con appiccagnolo, emessa a ricordo probabilmente dell’inaugurazione del monumento a Felice Cavallotti a Meina (Novara) nel 1901. Al dritto, anepigrafo, il busto frontale di Felice Cavallotti con linea di esergo. Al rovescio scritta FELICE CAVALLOTTI SOLDATO POETA ORATORE COMBATTE’ COLLA SPADA E COLLA PAROLA PER LA MORALE E PER LA VERITA’ INTERPRETE MAGNANIMO DELL’ANIMA DEL POPOLO 1842-1898. Non censita nei repertori da noi consultati. Realizzata in bronzo (AE) (ø 23.8mm, 6.3g). Conservazione BB. Felice Carlo Emanuele Cavallotti (Milano, 6 ottobre 1842 – Roma, 6 marzo 1898) è stato un politico, poeta, drammaturgo, giornalista e patriota italiano, fondatore, insieme ad Agostino Bertani, dell'Estrema sinistra storica, movimento attivo tra il 1877 e l'avvento del Partito Radicale Italiano (1904). Fu soprannominato "il bardo della democrazia". Volontario garibaldino in gioventù, benché la sua fama sia oggi molto inferiore a quella di Mazzini e Garibaldi presso il grande pubblico, all'epoca era considerato tra i primi eredi politici dei due protagonisti del Risorgimento. Politico idealista e appassionato, combatté molte battaglie per la giustizia sociale e una società autenticamente libera, oltre che contro la corruzione e il colonialismo della classe dirigente crispina. Cavallotti fu considerato il capo incontrastato dell'"Estrema sinistra" nel parlamento dell'Italia liberale pre-giolittiana. Morì tragicamente a 56 anni, dopo essere stato ferito gravemente in duello dal giornalista conservatore Ferruccio Macola. Oratore efficace, l'opera poetica di Cavallotti è invece considerata più significativa per l'aspetto politico che per la qualità letteraria, ed è principalmente di ispirazione civile e sociale, e in parte anche lirica, simile alla poesia carducciana per quanto riguarda la forma metrica tradizionale. La maggioranza delle sue opere poetiche sono scritte secondo la metrica classica. Estremamente anticlericale, Cavallotti prese anche parte al tentativo di gettare nel Tevere la salma di Papa Pio IX, durante il funerale di quest'ultimo.
Lot # 97 - MEDAGLIE ITALIANE – REGNO D’ITALIA - VITTORIO EMANUELE III (1900-1945) – GABRIELE D’ANNUNZIO – MONTE SABOTINO - GORIZIA – FRIULI VENEZIA GIULIA – WW1. Medaglia emessa dallo stabilimento Stefano Johnson per ricordare l’impresa della 45° Divisione sul Monte Sabotino il 6 agosto 1916, al verso è riportato un brano di Gabriele D’Annunzio. Al dritto busto di figura femminile in volo verso d. sul Monte Sabotino regge una spada e ramo di quercia sotto SABOTINO 45° DIVISIONE VI AGOSTO MCMXVI in basso a d. G. ROMAGNOLI. Al rovescio entro festone di quercia avvolto da nastro ITALIA FV COME L’ALA CHE NON LASCIA IMPRONTE IL PRIMO GRIDO AVEA GIA’ PRESO IL MONTE. Opus Giuseppe Romagnoli. Realizzata in bronzo (AE) (Ø 30.6mm, 11.3g.). Riferimenti Pialorsi-Faverzani nr. 135f. Conservazione BB. Il rovescio della medaglia fu consigliato da Gabriele D’Annunzio a Giuseppe Romagnoli. Dopo la vittoria del Sabotino, la 45a Divisione si distinse sull’orlo settentrionale dell’altipiano carsico nel corso della 9a battaglia dell’Isonzo. Il 1 novembre 1916 truppe appartenenti alla divisione conquistarono i monti Veliki e Pecinka, mentre il giorno successivo s’impadronirono anche del dosso Faiti. G. D’Annunzio partecipò a quest’ultimo attacco assieme al capitano Giovanni Randaccio cui aveva consegnato la bandiera tricolore che aveva portato con sé e che glie era particolarmente cara, bandiera che il Randaccio dispiegò quando andarono all’attacco delle linee nemiche. Entrambi, causa lo scoppio di una granata, vennero colpiti e feriti dalle schegge delle pietre. Nella successiva battaglia dell’Isonzo, la 45a divisione avanzò da Monfalcone al Timavo e raggiunse, il 26 maggio 1917, San Giovanni di Duino. In questo combattimento caddé eroicamente il maggiore Giovanni Randaccio che spirò tra le braccia di D’Annunzio.
Lot # 107 - MEDAGLIE ITALIANE – REGNO D’ITALIA – VITTORIO EMANUELE III (1900-1945) – VENTENNIO FASCISTA – LIBIA – REGIA GUARDIA DI FINANZA – ZANZUR – ESTREMAMENTE RARA. Medaglia, portativa con appiccagnolo ed anello, realizzata nel 1937 per ricordare i 25 anni della battaglia di Zanzur in Libia. Al dritto una compagnia di finanzieri all’attacco dell’Oasi di Zanzur, in basso il motto del Corpo “NEC RECISA RECEDIT” (Motto araldico del Corpo sin dal 1933, l'antica frase latina "Nec Recisa Recedit" che in italiano potrebbe essere tradotta in "Neanche Spezzata Retrocede", fu riscoperta per le Fiamme Gialle da Gabriele D'Annunzio, il Poeta Soldato) sotto S.J. (Stefano Johnson) intorno flora locale. Al rovescio fregio delle Fiamme Gialle, Gladio con manico su cui è scritto FERT (simbolo tipico degli arditi) rami di quercia, intorno scritta NEL XXV DELLA BATTAGLIA DI ZANZUR. Realizzata in bronzo (AE) (ø 28mm, 10.5g). Non censita nei repertori da noi consultati. Estremamente Rara (RRRR). Conservazione BB. A poco più di una decina di chilometri da Tripoli, l’Oasi di Zanzur fu teatro di aspri combattimenti nel corso della Guerra Italo-Turca. Zanzur era un comodo e sicuro asilo per le mehalle arabe assoldate dai turchi per contrastare l’invasione italiana. Queste bande erano ben protette dalla natura del terreno e da lì si potevano muovere all’assalto inaspettato delle nostre postazioni. Il generale Carlo Caneva, comandante supremo del corpo di spedizione, ritenendo pericoloso estendere la linea fortificata sino a quell’oasi, ma pur consapevole di dover frenare quelle bande, decise di occupare un’altura isolata lungo la costa su cui sorgeva il marabutto di Sidi Abd el-Gelil. Da lì poteva controllare buona parte dell’oasi e la zona stepposa che la separava da Gargaresch. L’8 giugno del 1912, dunque, la divisione Camerana usciva dalle trincee di Gargaresh mentre la brigata Rainaldi si muoveva sul lato opposto attaccando le forze nemiche, seguito dalla brigata Giardina che puntò alla conquista del marabutto, dove il nemico si era fortemente trincerato. Con un aspro combattimento questo obbiettivo fu ottenuto, ma rinforzi turco arabi provenienti da Fondugh Ben Gascir imposero alla brigata di riserva Montuori di intervenire in un combattimento durato parecchie ore, lasciando sul terreno un ufficiale e quarantadue soldati italiani più tredici ufficiali e duecentosessantotto soldati feriti. I particolari del combattimento furono forniti telegraficamente dal generale Caneva: “Alle ore 3,30 la divisione Camerana usciva dalle trincee di Gargaresch su due colonne: la prima, costituita dalla brigata Giardina (6º e 40º regg. Fant.), da una compagnia di guardie di finanza (ed è proprio a loro che è dedicata questa medaglia) e da due batterie da montagna, procedeva verso il mare; la seconda, costituita dalla brigata Rainaldi (82º e 84º reggimento fanteria) e da tre batterie da campagna, procedeva a sinistra della carovaniera Tripoli-Zanzur. Alle ore cinque la colonna Giardina veniva a contatto con il nemico appostato lungo trincee profonde delle quali alcune ancora coperte. Mercè la cooperazione validissima dell’artiglieria, la fanteria in colonna con slancio magnifico conquistava con la baionetta le linee successive dei trinceramenti che vennero trovati pieni di cadaveri nemici, ed alle 7,30 si impadroniva con furioso assalto della posizione di Sidi-Abd-el-Gilii. La brigata Rainaldi frattanto avanzava contro una lunga e dominante trincea avversaria battuta senza tregua dall’artiglieria, e con un fiero assalto alla baionetta, cui presero parte anche nuclei del 6º reggimento fanteria appartenenti alla brigata Giardina, si impadroniva di questa linea principale di difesa nemica. Accanito fu il combattimento, e nella trincea furono trovati moltissimi cadaveri turco-arabi. Alle 7,30 altre forze avversarie accorrenti da sud e che andavano man mano aumentando sino a raggiungere un complessivo di varie migliaia di uomini, tentarono un violento attacco contro Gargaresch e contro l’ala sinistra della divisione Camerana. All’azione, sostenuta in principio dalla brigata di cavalleria e dal battaglione di ascari eritrei, concorsero tosto un battaglione del 37º reggimento fanteria e la batteria da montagna della riserva e, con tiro molto preciso ed efficace, la batteria da 149 e da 75 del campo di Gargaresch, mentre da Bu-Meliana veniva lanciata sul fianco e sul rovescio dell’avversario la brigata Montuori. Alle ore 12 il nemico ripiegava su tutta la linea, meno che sul margine est dell’oasi di Zanzur dove si teneva fermo con numerose forze costituite in prevalenza da reparti di regolari turchi. La brigata Rainaldi allora con le batterie riprendeva decisamente l’offensiva e scacciava il nemico dalle sue posizioni e lo inseguiva per più chilometri. Alle 12,45 l’avversario era dappertutto in piena e completa rotta. Verso le 16 però cominciarono ad apparire altri grossi nuclei provenienti forse da Fonduk- Ben-Cascir: ma furono fermati, attaccati e dispersi dalla brigata Montuori con il valido concorso della brigata di cavalleria. Alle ore 17 l’azione terminava definitivamente su tutti i punti. La brigata Giardina, rafforzatasi rapidamente nella posizione valorosamente conquistata, vi rimase di presidio per mantenere l’assoluto dominio dell’oasi di Zanzur. La brigata Rainaldi invece e le altre truppe sono rientrate nei rispettivi alloggiamenti. Le perdite nemiche sono state calcolate, in base ai cadaveri ritrovati dalle nostre truppe, ad oltre mille morti. Il numero dei feriti non è conosciuto, ma, tenuto conto della grande quantità di cadaveri abbandonati sul terreno, si deve certamente ritenere ingente. Le perdite nostre sono morti: un ufficiale, 19 uomini di truppa e 10 ascari; feriti: otto ufficiali, 182 uomini di truppa e 70 ascari”. Nuovi scontri si ebbero quando il generale Ottavio Ragni, subentrato a Caneva, ordinò di cacciare definitivamente il nemico da Zanzur per garantire comunicazioni via terra con Tripoli. Il 20 settembre aveva luogo un azione che portava all’occupazione dell’altura di Sidi Suleiman da parte della brigata Salazar per poi avanzare su Sidi Bilal, punto strategico sulla cosa occidentale dell’oasi di Zanzur. Nel frattempo la brigata Tomasoni e la brigata Maggiotto tenevano impegnati gli arabi in duri scontri tra le dune. Negli scontri fu necessario l’intervento della cavalleria della brigata mobile del generale Carpeneto. la battaglia durò un’intera giornata. I nostri artiglieri furono costretti a respingere all’arma bianca gli assalti dei ribelli e sul finire del giorno, dopo ben dieci ore di lotta, il campo di battaglia era disseminato di oltre duemila morti, tra cui 11 ufficiali e cinquecento soldati italiani morti. Fu così assicurato il possesso di Zanzur. Sfortunatamente, le tribù arabe, abbandonate dai turchi dopo la Pace d’Ouchy, non si rassegnarono. Il tenente Citarella dovette organizzare degli eccellenti presidi per fronteggiare la minaccia dei ribelli. Cittarella organizzò pure un piccolo corpo di guardie indigene, poi insediò la caserma per il distaccamento di truppa, l’alloggio dei carabinieri e degli uffici pubblici. Allo stesso modo diede una scuola ai bambini dell’oasi e istituì un piccolo ambulatorio per la cura delle malattie che infestavano quel luogo. Si occupò dello spurgò dei pozzi rimasti inquinati o interrati, dell’illuminazione pubblica, e dell’acqua potabile e persino di un orto sperimentale. Nel frattempo la linea ferroviaria costruita per le necessità di guerra, che prima giungeva solo presso Sidi Abd el-Gelil, venne prolungata sino a rasentare tutta la parte settentrionale dell’oasi.