Dea Moneta
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Lot # 123 - CASTIGLIONE DELLE STIVIERE. Ferdinando I Gonzaga (1616-1678) o Ferdinando II Gonzaga (1680-1723). Sesino. Cu (0,6 g.). CNI, MIR, Bignotti -; Bellesia 45; C.N. n°104, 1999. RRRR. qBB. Della più grande Rarità. Fino al 1999 questa tipologia era praticamente sconosciuta poi apparve in un articolo pubblicato su Cronaca Numismatica nel gennaio del 1999. L’articolo era a firma di Marzo Bazzini ed aveva titolo “Una moneta inedita di Ferdinando I Gonzaga”. Riporto, a stralcio, parte di quell’articolo: "Il biscione nello stemma. Il biscione visconteo, dopo il matrimonio di questo principe con Olimpia Sforza Visconti, si trova unito alle armi della famiglia Gonzaga in diversi modi, uno dei quali è quello che si riscontra sul diritto della nostra moneta, in cui vediamo appunto uno scudo in cartocci e coronato, nel quale la croce forcata è accantonata da quattro aquile spiegate, volte alla destra araldica. Sul tutto caricato: nel I al leone rampante di Boemia; nel II all’aquila spiegata; nel III alle fasce gonzaghesche; nel IV alla vipera dei Visconti. Le uniche lettere leggibili sono quelle che si vedono in alto a destra e devono essere integrate molto probabilmente nel seguente modo: [FER.GON.] PR [I.]. Per il conio del dritto ci si servì quindi quasi certamente di quello già usato per altri sesini, come quelli che il CNI cataloga nel IV volume a pagina 162 con i nn. 149-152. Nel rovescio, entro un contorno perlinato è visibile un ornato sotto il quale si legge su tre righe: MAR//ME.DV//ETC (ET in nesso). Il tondello in rame ed alquanto irregolare pesa 0,8 gr. Ed ha un diametro massimo di 16mm circa. La direzione del conio del rovescio rispetto al dritto e di h.10. E qui nascono i problemi perché questo rovescio è conosciuto solamente per i sesini di Ferdinando II, sui quali però è riportato al dritto sempre il busto del principe. Più esattamente quello di questo pezzo sembrerebbe assimilabile al rovescio della moneta catalogata a pagina 175 del CNI IV, con il n. 43, della quale però non si ha la rappresentazione nelle relative tavole. Il Marchesato di Medole era stato ereditato da Ferdinando I dal padre Francesco, che nel 1602 lo aveva ricevuto da Vincenzo Gonzaga, IV duca di Mantova, in cambio della rinuncia ai diritti sul territorio di Castelgiffredo (odierno Castelgoffredo). Alla morte di quel principe, come abbiamo detto, anche questo feudo passò a Carlo, e quindi Ferdinando II. In alcune monete quest’ultimo si fregerà altresì del titolo di principe del Sacro Romano Impero e signore di Solferino. Il dubbio, dunque, che non si tratti di una moneta di Ferdinando I, ma che si debba attribuire al II, è quindi legittima. E il fatto che sulla nostra moneta non sia leggibile esattamente il nome del principe, rafforza le perplessità sull’esatta attribuzione. Ma l’arma perfettamente visibile sul dritto del pezzo, lo fa certamente attribuire al primo Ferdinandus, giacché ma si riscontra sullo stemma del nipote di Cristierno, Ferdinando II, l’immagine del biscione di Milano....A meno che non si voglia pensare ad un riutilizzo di vecchi conii, assemblati ad altri di nuova incisione. Un’operazione, questa, che il nuovo principe poté, forse, non gradire.....”